Rivoluzione del sistema BUONI PASTO: da oggi ne ha diritto anche questa categoria | Non dovete più fare la fame a lavoro

Buoni pasto (stockking-freepik foto) - www.aforismicitazioni.it

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Da oggi cambiano le regole: riconosciuto il diritto al buono pasto anche per chi lavora in queste situazioni.

Lavorare per ore senza fermarsi è una realtà quotidiana per molti, soprattutto in certi settori dove la presenza è fondamentale. Eppure, nonostante tutto, il diritto a una pausa e a un pasto decente sembra ancora un miraggio in alcune situazioni.

Non parliamo di benefit extra o di premi aziendali: si tratta di un bisogno basilare, spesso ignorato o, peggio, negato da regole interne troppo rigide. Ci sono contesti dove la normativa è chiara, ma vengono comunque applicate regole che sembrano fatte apposta per rendere la vita più complicata ai lavoratori.

Succede spesso nel pubblico impiego, dove i regolamenti aziendali si scontrano con i diritti previsti dalla legge. Pause saltate, mense inaccessibili, buoni pasto negati: tutto questo finisce per creare un clima teso, dove la frustrazione cresce giorno dopo giorno.

E quando la legge viene interpretata in modo restrittivo, spesso l’unica strada rimane il tribunale. È lì che tanti lavoratori trovano finalmente ascolto. Non si tratta solo di soldi o ticket, ma del principio. Perché lavorare non significa rinunciare alla propria dignità. E ogni tanto serve che qualcuno metta nero su bianco quello che dovrebbe essere ovvio.

Svolte importanti

Negli ultimi tempi, alcuni casi specifici hanno riportato l’attenzione su questo tema. Situazioni dove chi lavora ininterrottamente non può neanche alzarsi per mangiare. E allora viene da chiedersi: possibile che, nel 2025, sia ancora necessario lottare per un panino a metà turno?

La parte più forte della sentenza sta nel messaggio che manda: non importa se sei turnista o no, il diritto al pasto è universale. La Cassazione è stata chiara: l’esigenza di garantire assistenza continua non può diventare un motivo per negare ai lavoratori il tempo per nutrirsi. Se non puoi allontanarti, ti danno un buono. Fine della storia.

Infermiera e paziente (Depositphotos foto) - www.aforismicitaizoni.it
Infermiera e paziente (Depositphotos foto) – www.aforismicitaizoni.it

Una decisione che cambia le carte in tavola

La risposta è arrivata con una sentenza importante. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25525/2025, ha stabilito che anche chi fa turni lunghi e senza rientri ha diritto al pasto. Niente più distinzioni assurde. Tutto è partito da un gruppo di 14 infermieri dell’ASP di Messina, che si sono visti negare il buono pasto solo perché turnisti. E invece no, hanno deciso di andare fino in fondo… e hanno vinto. Il principio è semplice: se lavori più di sei ore, ti spetta un pasto. E se non puoi andare in mensa per via del turno, allora deve essere previsto un buono pasto sostitutivo.

Lo dicono il contratto nazionale della sanità del 2001 e anche l’art. 8 del D. Lgs. 66/2003. Insomma, non c’è spazio per interpretazioni fantasiose: il diritto esiste, punto. Come riportato da Brocardi.it, questa pronuncia rappresenta una svolta concreta per chi lavora nel settore sanitario. Migliaia di operatori, infermieri, tecnici potranno finalmente far valere i loro diritti. Le aziende sanitarie dovranno adeguarsi, rivedere i regolamenti interni e smettere di fare distinzioni che non stanno in piedi. Sì, avrà un impatto economico, certo. Ma è un investimento necessario per garantire condizioni di lavoro umane.