Non sarà più possibile protestare: pugno duro del Governo | I manifestanti da oggi verranno tutti arrestati: la legge è definitiva

Illustrazione di un tribunale (Pexels FOTO) - goalist.it

Illustrazione di un tribunale (Pexels FOTO) - goalist.it

Il Governo ha adottato una linea dura contro le forme di protesta che ostacolano la circolazione, ecco cosa succede adesso.

La protesta è una componente essenziale della democrazia, un modo per i cittadini di esprimere il proprio dissenso e di richiamare l’attenzione su questioni importanti. Tuttavia, le modalità con cui le manifestazioni si svolgono sono spesso oggetto di dibattito, specialmente quando incidono sulla vita quotidiana della collettività.

Negli ultimi tempi, alcune forme di protesta, in particolare quelle che prevedono il blocco di strade o ferrovie, hanno generato notevoli disagi, alimentando la richiesta di interventi normativi più severi. Il Governo ha risposto a queste esigenze con un’iniziativa legislativa che mira a ridefinire i limiti consentiti delle manifestazioni.

Questa nuova legge, entrata in vigore a giugno 2025, rappresenta una svolta nel panorama giuridico italiano, introducendo conseguenze penali per azioni che prima erano considerate semplici illeciti amministrativi. Le implicazioni sono significative sia per i manifestanti che per l’interpretazione del diritto di riunione.

La misura ha già suscitato un’ampia discussione, con posizioni divergenti tra chi la vede come una necessaria garanzia per l’ordine pubblico e chi esprime preoccupazione per le possibili restrizioni ai diritti costituzionali. È un tema che tocca corde sensibili nella società e che merita un’attenta analisi.

La nuova legge: reato bloccare strade o ferrovie

Dal 5 giugno 2025, con l’approvazione definitiva al Senato della legge di conversione del Decreto Sicurezza (D.L. n. 48/2025), è ufficiale: bloccare fisicamente una strada o una ferrovia, anche in modo pacifico, diventa un reato. L’Italia introduce una stretta significativa contro le manifestazioni che interferiscono con la circolazione pubblica. Prima di questo intervento normativo, gesti simili di protesta erano classificati come illeciti amministrativi, con multe comprese tra 1.000 e 4.000 euro, ma senza conseguenze penali.

Ora, chi si siede o si sdraia sull’asfalto per ostacolare il transito, anche in modo pacifico e solitario, commette un vero e proprio reato. La pena può arrivare fino a 30 giorni di carcere o, in alternativa, consistere in una sanzione pecuniaria fino a 300 euro. Se l’azione è compiuta da più persone, la sanzione diventa molto più pesante: si rischiano fino a due anni di reclusione.

Illustrazione di un tribunale
Illustrazione di un tribunale (LaPresse FOTO) – www.aforismi-citazioni.it

Dibattito e implicazioni costituzionali

Le novità introdotte dalla legge stanno generando un acceso dibattito. Mentre la maggioranza di governo rivendica la misura come una garanzia per l’ordine pubblico e una forma di tutela per le forze dell’ordine, le opposizioni parlano apertamente di deriva autoritaria.

L’introduzione di sanzioni penali per chi blocca una strada, anche in modo pacifico, solleva interrogativi rilevanti sul piano costituzionale. In Italia, il diritto di manifestare pacificamente è tutelato dall’articolo 17 della Costituzione, che stabilisce: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.”