Addio al colosso degli spumanti: sono partite già le lettere di licenziamento | Migliaia di famiglie lasciate a morire di fame

Un colosso delle spumante vicino al fallimento - Aforismi-citazioni.it (DepositPhoto)
Purtroppo ora bisogna dire addio al colosso degli spumanti, sono partite le lettere di licenziamento: migliaia di famiglie lasciate a casa.
Anche in un comparto in apparenza in continua ascesa come quello degli spumanti, l’equilibrio economico può incrinarsi quando il ciclo internazionale del vino rallenta. Infatti bastano poche vendemmie sotto la media per far salire i costi di produzione e ridurre le scorte. Mentre l’inflazione erode il potere d’acquisto dei consumatori e spinge la ristorazione a snellire le carte dei vini.
Questo comprime i volumi d’acquisto delle cantine medio‑piccole. In questo scenario il margine che distingue un bilancio solido da uno in perdita si assottiglia drasticamente, soprattutto per chi ha investito in impianti di spumantizzazione e barricaie gravandosi di mutui a tasso variabile.
Accanto alle dinamiche di domanda e offerta pesa il fattore climatico, perché lo spumante nasce da uve che richiedono acidità naturale e maturazioni graduali. Infatti ondate di calore prolungate o grandinate improvvise possono ridurre la resa e alterare il profilo organolettico, costringendo a costosi interventi in cantina.
Nei casi peggiori il vino potrebbe passare sotto denominazioni meno remunerative. La competizione globale aggiunge un ulteriore strato di vulnerabilità. Infatti l’ingresso di spumanti di nuova generazione provenienti da aree emergenti ha reso il mercato più competitivo. Ora rischiano di collassare alcuni colossi.
Spumante, il noto brand vicino al fallimento: partiti i licenziamenti
La flessione dell’intero mercato del lusso non ha risparmiato le bollicine d’élite. Dopo essere passata da un miliardo di euro di cassa nel 2019 a un rosso di 1,5 miliardi nel 2024, Moët Hennessy, la divisione vini e spiriti di LVMH che firma Dom Pérignon, si è vista costretta a eliminare circa 1 200 posti di lavoro, riportando l’organico ai livelli pre‑pandemia.
Il nuovo amministratore delegato Jean‑Jacques Guiony ha motivato la cura dimagrante con l’impennata dei costi operativi (+35% in cinque anni) e con un calo del 9 % nelle vendite organiche registrato nel primo trimestre 2025, la performance peggiore fra tutte le divisioni del colosso francese.
Spumanti, crolla il Dom Perignon: cosa sta succedendo
Dietro questa brusca frenata gli analisti indicano la strategia di prezzi aggressivi adottata dall’ex CEO Philippe Schaus. Aumenti a doppia cifra nel 2021 e 2022 hanno tenuto alti i margini nel breve periodo, ma hanno innescato la resistenza dei distributori e raffreddato la domanda di Dom Pérignon, proprio mentre i consumatori post‑Covid cominciavano a tagliare le spese superflue.
Il fenomeno non si spiega però solo con l’inflazione. La crisi è stata accentuata da alcune acquisizioni “fuori core”, costate circa due miliardi di euro e finora incapaci di generare ritorni apprezzabili. A causa di queste strategie mal pensate, adesso potrebbe essere a rischio uno dei brand più prestigiosi di champagne.